Secondo Freud una PULSIONE può essere espressa in moltissimi modi, esistono meccanismi della mente, a suo avviso, che possono dirottare l’energia mentale associata a una particolare pulsione verso attività diverse. Dal punto di vista dinamico agli istinti può accadere che:
- Ne venga bloccata temporaneamente l’espressione;
- Vengano espressi in maniera modificata, oppure in modo diretto non modificato;
Virtualmente ogni processo nella teoria psicoanalitica può essere descritto in termini di dispendio energetico nei confronti di un oggetto o di una forza che inibisce il dispendio di energia, cioè inibisce la gratificazione di un istinto. Proprio perché richiede un dispendio energetico, le persone che dirigono la maggior-parte dei loro sforzi verso l’inibizione finiscono per sentirsi così stanchi e annoiati. L’interazione tra la scarica e l’inibizione degli istinti costituisce la base degli aspetti dinamici della teoria psico-analitica: il concetto di ANGOSCIA ne costituisce la chiave di lettura. Nella teoria psico-analitica l’angoscia è un’esperienza emotiva dolorosa che rappresenta una minaccia o un pericolo per la persona. In un stato di angoscia liberamente fluttuate, gli individui sono incapaci di collegare il proprio stato di tensione a un pericolo specifico; al contrario, in una condizione di paura, la fonte della minaccia è nota. Dal punto di vista teorico, l’angoscia rappresenta un’emozione dolorosa, che agisce come segnale di un pericolo incombente per l’ IO. In altri termini, l’angoscia, una funzione dell’ IO, lo mette in allarme rispetto ad un pericolo consentendogli così di agire.
L’ANGOSCIA: I MECCANISMI DI DIFESA
Le persone sviluppano meccanismi di difesa contro l’angoscia, e costruiscono modi per distorcere la realtà ed escludere dalla coscienza determinati sentimenti, così da non provare angoscia, questi meccanismi di difesa sono funzioni messe in atto dall’IO; rappresentano uno sforzo strategico compiuto dall’IO per far fronte agli impulsi socialmente inaccettabili dell’ES.
LA NEGAZIONE
Freud ha individuato una serie di meccanismi di difesa, alcuni sono relativamente semplici, o primitivi dal punto di vista psicologico, mentre altri sono più complessi. Un meccanismo di difesa particolarmente semplice è la negazione. Le persone, nei propri pensieri inconsci, talvolta negano l’esistenza di un fatto traumatico o altrimenti inaccettabile socialmente. La negazione secondo gli psicanalisti è un meccanismo di difesa disadattivo in quanto allontana la persona dalla realtà, così gli psicanalisti considerano “l’orientamento alla realtà” fondamentale per la salute emotiva, e dubitano che le distorsioni circa se stessi e gli altri possano avere un valore adattivo, eppure alcuni psicologi suggeriscono che le illusioni positive e l’autoinganno possano essere adattivi. Le illusioni positive su se stessi, sulla propria capacità di controllare gli eventi e il futuro possono essere positive e forse essenziali per la salute mentale. La risposta a queste concezioni contrastanti sembra dipendere dalla portata della distorsione, dalla sua pervasività e dalle circostanze in cui si verifica. La negazione può essere ADATTIVA quando l’azione è impossibile, come nel caso in cui una persona si trovi in una situazione immodificabile, ma è DISADATTIVA quando impedisce di intraprendere un’azione costruttiva in grado di modificare una situazione che può essere cambiata.
LA PROIEZIONE
Nella proiezione, ciò che è interno e inaccettabile viene proiettato al di fuori e considerato esterno. Le persone si difendono dal riconoscimento delle proprie qualità negative proiettandole sugli altri. Per esempio, invece di riconoscere l’ostilità in se stessi, una persona talvolta può vedere gli altri come individui ostili. Se un individuo interpreta le azioni altrui impiegando idee che sono anche caratteristiche negative del proprio concetto di sé finirà per proiettare queste caratteristiche negative sugli altri, a volte negandola come parte di sé.
L’ISOLAMENTO AFFETTIVO
Un altro modo di affrontare e gestire l’ansia consiste nell’isolare gli eventi nella memoria o isolare le emozioni dal contenuto di un ricordo o di un impulso. Nell’ isolamento affettivo, all’impulso, al pensiero o all’atto non si nega l’accesso alla coscienza, ma si nega l’emozione normalmente associata. Il risultato del ricorso al meccanismo dell’isolamento affettivo è l’intellettualizzazione, che porta alla valorizzazione del pensiero nei confronti dell’emozione e alla creazione di compartimenti di pensiero strettamente logici. In questi casi i sentimenti, che pure esistono, possono essere scissi. Le persone che utilizzano il meccanismo dell’isolamento ricorrono anche all’annullamento retroattivo che magicamente annulla un atto o un desiderio con un altro, una specie di magia negativa, in cui la seconda azione revoca la prima, quasi che nulla fosse accaduto, mentre in realtà entrambe le azioni si sono verificate. E’ il meccanismo che si riscontra nelle compulsioni in cui la persona prova un impulso irresistibile a eseguire una certa azione (per esempio, annulla la fantasia suicida, chiudendo coattivamente il rubinetto del gas in cucina).
FORMAZIONE REATTIVA
Nella formazione reattiva l’individuo si difende contro l’espressione di un impulso inaccettabile semplicemente riconoscendo ed esprimendo il suo opposto. Questa difesa è evidente nei comportamenti socialmente desiderabili che appaiono però rigidi, esagerati e inadeguati. La persona che utilizza la formazione reattiva non può ammettere sentimenti diversi, come per esempio le madri iperprotettive che non possono ammettere l’ostilità cosciente verso i propri figli. La formazione reattiva emerge chiaramente quando la difesa crolla, come nel tipico esempio dell’uomo che “non farebbe del male a una mosca” che viene colto da furia omicida.
RAZIONALIZZAZIONE
La razionalizzazione è un meccanismo di difesa più complesso e più maturo rispetto al processo della negazione poiché in essa le persone non negano semplicemente l’esistenza di un pensiero o il fatto che un’azione abbia avuto luogo. Nella razionalizzazione le persone riconoscono l’esistenza di un’azione, ma ne distorcono la motivazione sottostante. Il comportamento è reinterpretato, così da sembrare ragionevole e accettabile, l’IO, in altre parole, costruisce un motivo razionale per spiegare un’azione inaccettabile che in realtà è causata da impulsi irrazionali dell’ES. E’ particolarmente interessante notare che con la razionalizzazione si può esprimere l’impulso pericoloso apparentemente senza incorrere nella disapprovazione del Super-IO. Alcune delle atrocità più terribili perpetrate dalla razza umana sono state commesse in nome dell’amore. Il ricorso alla razionalizzazione permette di essere ostili facendo professione d’amore, o di essere immorali proprio mentre si proclama di perseguire la moralità. Ovviamente per essere veramente efficace, un meccanismo di difesa deve essere inconsapevole.
LA SUBLIMAZIONE
In questo meccanismo di difesa relativamente complesso, l’oggetto originario della gratificazione è sostituito da un obiettivo culturale più elevato, più lontano dall’espressione diretta dell’istinto. Mentre gli altri meccanismo di difesa impegnano gli istinti in uno scontro frontale e, in generale, ne impediscono la scarica, nella sublimazione l’istinto viene indirizzato verso un canale nuovo e utile. Al contrario degli altri meccanismi di difesa, qui l’Io non deve sostenere un costante dispendio energetico per prevenire la scarica.
LA RIMOZIONE
Nella rimozione, un pensiero, un’idea o un desiderio sono respinti dalla coscienza. Essi sono tanto traumatici e minacciosi per il sé che vengono seppelliti nell’inconscio, custoditi nelle profondità della mente. Si ritiene che la rimozione rivesta un ruolo in tutti gli altri meccanismi di difesa e, come le altre difese, richieda un costante dispendio di energia per mantenere al di fuori della coscienza ciò che può rappresentare un pericolo. Alcune persone possono essere tendenzialmente orientate alla rimozione, queste persone raramente riferiscono di provare ansia o altre emozioni negative. Esteriormente sono piuttosto calme, eppure la loro calma viene pagata a caro prezzo. I soggetti che ricorrono maggiormente alla rimozione sono più reattivi allo stress rispetto ad altri, e sono più esposti a diverse malattie. L’apparente buonumore di questi individui maschera talvolta un’elevata pressione sanguigna e un numero di pulsazioni elevato che li predispongono a malattie come i disturbi cardiaci e il cancro, dato che porta a ipotizzare che una mancanza di espressività emotiva sia associata a un più elevato rischio di malattia.
In sintesi, la ricerca contemporanea sostiene che le persone siano talvolta motivate a bandire dalla propria esperienza conscia i pensieri minacciosi o dolorosi. Come aveva ipotizzato Freud, le persone che riferiscono consapevolmente di non avere disturbi psicologici in realtà nascondono pensieri ed emozioni legati all’ansia dei quali sembrano essere inconsapevoli.
Tratto da: La scienza della personalità, D. Cervone e L. A. Pervin